Chissà quante volte al momento della scelta di un giocattolo abbiamo pensato “ai maschietti il blu, alle femminucce il rosa”.
Sicuramente mentre lo pensavamo non abbiamo mai considerato il fatto che il gioco è parte integrante della trasmissione degli stereotipi culturali.
Anche i media quotidianamente trasmettono messaggi che puntano a rimarcare la differenza tra generi e lo fanno sia proponendo per i maschietti il blu e per le femminucce il rosa, sia mediante l’enfatizzazione di ruoli stereotipati: quindi gli oggetti di cura della casa, della bellezza e della prole sono di pertinenza femminile e quelli che rimandano a lavoro, indipendenza e forza sono maschili.
In una società orientata ad abbattere stereotipi e supremazia di genere tali messaggi fanno comprendere che forse questa volontà non è del tutto reale.
Ma facciamo un passo indietro: cos’è uno stereotipo? È una opinione precostituita, generalizzata e semplicistica, che non si fonda cioè sulla valutazione personale dei singoli casi ma si ripete meccanicamente, su persone o avvenimenti e situazioni. Gli stereotipi quindi consentono di evocare realtà complesse in modo estremamente sintetico.
In quest’ottica la pubblicità ha un ruolo molto importante che è quello di salvaguardare valori tradizionali e status quo vigente, ostacolando nuovi atteggiamenti e comportamenti.
Attraverso la pubblicità il bambino apprende notizie utili per la sua vita e lo stereotipo viene appreso come una conoscenza della realtà ed influisce inevitabilmente anche sulle ambizioni e sulle future scelte.
Giocattoli fortemente caratterizzati in termini di genere tendono ad incoraggiare e rafforzare attributi deleteri:
-Per le ragazze si tratta del primato della bellezza e dell’apparenza, un messaggio di subordinazione e di rinuncia all’indipendenza affettiva ed economica.
-Per i ragazzi, l’enfasi sulla violenza e l’aggressività rafforza un machismo regressivo senza alcuno sbocco nelle vite individuali.
Uno strumento per contrastare questo tipo di educazione indiretta è senz’altro dato dallo sceglie giocattoli che non impersonano alcun tipo di stereotipo o, perché no, che vadano controcorrente agli stereotipi stessi: potremmo pertanto regalare un robot ad una femminuccia e un bel passeggino ad un maschietto educandoli così anche a non usare il “è da femminucce” in senso discriminatorio. Così facendo potremmo incoraggiare nei maschietti qualità da sempre inibite, come la tenerezza e la sensibilità, rendendo normale il continuare ad esprimerle anche da adulti e nelle femminucce qualità come l'indipendenza e la sicurezza.
Dott.ssa Giulia Perretti