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Il servizio sociale aziendale può essere considerato un ritorno al paternalismo industriale?

 

Il servizio sociale aziendale può essere considerato un ritorno al paternalismo industriale?

Capiamolo insieme:

Il paternalismo industriale viene a connotarsi nel periodo della rivoluzione industriale, ovvero dal 18° al 19° secolo.
In questo contesto la classe padronale percepisce il bisogno di stabilire un controllo assoluto sul lavoratore e sulla sua famiglia: addirittura nei villaggi dei lavoratori vengono costruiti asili e scuole, offerte colonie estive ed invernali; vengono coinvolte le famiglie di operai e impiegati in feste e balli nei Dopolavoro aziendali, in gite e passeggiate a cui partecipava attivamente il padrone presentandosi come “amico” al fine di limitare il rischio di ribellioni e malcontenti.


Il padrone paternalista punta chiaramente alla vittoria sulla coscienza di classe e al dominio sull’interiorità dell’operaio.
Il paternalismo sottolinea la figura paterna impersonata dal dirigente nei confronti dei propri dipendenti, a tal proposito sono significative le dichiarazioni di Eugenio Cantone il quale dice “Non possiamo ridurre l’orario di lavoro dei bambini da 12 ore a 9 ore perché altrimenti cosa farebbero fuori dalla fabbrica? Dove andrebbero? La fabbrica è l’unico luogo sicuro per i bambini e per le famiglie”.

All’inizio del nuovo millennio si è iniziato timidamente a parlare di servizio sociale aziendale, e quindi all’introduzione della figura dell’assistente sociale nelle realtà aziendali al fine di migliorare il benessere dei lavoratori. A queste parole inevitabilmente la mente del lettore fa un salto nel passato ed osserva con le lenti della diffidenza. Ma fermiamoci un attimo a riflettere sulla figura professionale dell’assistente sociale, e sul suo mandato professionale:
L’assistente sociale è orientato a ricevere e ascoltare le persone, fornire un primo punto di riferimento per aiutare a risolvere situazioni inerenti sia la vita privata che lavorativa. Inoltre è un professionista che lavora con totale autonomia di giudizio e nel rispetto del segreto professionale.
Oggi il lavoratore non ha fisicamente con sé la famiglia sul luogo di lavoro ma ugualmente le dinamiche familiari possono incidere sulla sua serenità e conseguentemente sulla sua produttività. L’assistente sociale si attiva in favore della vita personale del lavoratore aiutandolo ad affrontare problemi come una separazione, la gestione di un genitore anziano, di figli piccoli o problemi relazionali sul lavoro.
La famiglia quindi è fuori falla realtà della “fabbrica” ma è comunque dentro perché si riflette sulla serenità del lavoratore.

Quindi concludendo gli interventi in questo contesto non sono di tipo paternalistico ma sono di tipo professionale. Un imprenditore abbastanza attento e sensibile ha realmente a cuore il benessere dei suoi lavoratori e pertanto assume una figura professionale esterna al fine di coltivarlo.

 

Dott.ssa Giulia Perretti

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Mediazione famigliare

1
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2
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5
Servizio sociale aziendale

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